I ricordi degli altri by Violette D'Urso

I ricordi degli altri by Violette D'Urso

autore:Violette D'Urso [D’Urso, Violette]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-01-25T12:00:00+00:00


a. In italiano nel testo.

b. In italiano nel testo.

c. In italiano nel testo.

23

Dopo Bologna sono andata in Svizzera per incontrare un altro grande amico di mio padre, Andrei, con cui mia madre mi aveva messa in contatto. Per raggiungere il suo chalet ho preso prima un treno fino a Losanna, poi un altro, da fiaba, che costeggiava le vigne a picco sul lago prima di procedere quasi sospeso nel vuoto, con una splendida vista sui grandi passi, e immergersi nelle foreste innevate. Presto ho visto spuntare dalla foschia lo chalet di Andrei. Né la nebbia né la neve erano riuscite a ricoprirlo completamente. Ero l’unica passeggera a scendere in quella piccola stazione.

Lo chalet si trovava alla fine di un sentiero. Era enorme e sulla facciata di legno chiaro era incisa una lunga poesia in latino. Al centro di quel frontone monumentale c’era una porta stretta e bassa che dava l’impressione di condurre in un’anticamera segreta. Un coniglio scolpito lì sopra sorvegliava l’ingresso, ma al mio arrivo non ha aperto bocca. Dietro mi aspettava un gatto con le orecchie da lince delle dimensione di un grosso cane, slanciato come un ghepardo. È venuto verso di me guardandomi fisso e con disprezzo. Ho pensato che mi avrebbe divorata, invece si è allungato, ha preso in bocca la mia valigia ed è partito sulle sue lunghe zampe sottili nel corridoio, invitandomi a seguirlo. Quando sono entrata nel soggiorno vi era riunita tutta la famiglia, qualcuno leggeva seduto accanto al fuoco, altri stavano in piedi, parlavano, ballavano.

Anche se non ci conoscevamo nemmeno, è stato come ritrovarsi dopo lunghi anni di lontananza. Il padre di Andrei era un pittore polacco che aveva sposato in seconde nozze una giapponese di vent’anni più giovane. Era morto da poco e Andrei adesso abitava in quello chalet con la sua matrigna – che sembrava sua moglie. C’era anche la sorellastra di Andrei, con il marito e i figli svizzeri e giapponesi. Andrei mi ha accompagnata nella mia stanza. Le pareti erano in legno dipinto. C’erano un lettino di metallo bianco e un divanetto di un rosso scolorito dal sole, con motivi persiani un po’ cancellati. Ho disfatto i bagagli e ho raggiunto Andrei e gli altri in soggiorno.

La sera, dopo cena, mi sono ritrovata da sola con Andrei in biblioteca, vicino al grande camino. Ero seduta su una stretta panca di legno scomodissima, e gli ho chiesto di parlarmi di mio padre. Mi ha raccontato che con Sylvia, la sua prima moglie, aveva accompagnato lui e sua moglie a fare un lungo viaggio in India.

Avevano fatto una prima tappa a casa della maharani di Jaipur. Mi ricordavo di quella donna, eravamo andate a pranzo da lei dopo la morte di mio padre. Era una donna davvero impressionante; mia madre mi aveva detto che era nota per essere forse la più bella donna dell’India. Si chiamava Gayatri Devi di Cooch Behar; avevo una passione per quel nome, era insieme maestoso e vellutato. I suoi la chiamavano Ayesha (Aïcha), il nome



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